sabato 3 settembre 2016

Navigazione lungo costa, certo non facile

Spesso si pensa alla navigazione a ridosso della costa come più facile rispetto a quella d'altura
Non è così: quasi sempre richiede perizia e abilità marinaresche oltre che conoscenza di carte nautiche, segnali, avvisi ai naviganti e provvedimenti dell'autorità marittima.



Gran parte delle suggestioni della navigazione a vela derivano dal fascino del mare aperto: mettere la prua verso l’orizzonte navigando da soli in mezzo al mare o magari in oceano spinti dal vento richiama un’idea romantica di libertà, di avventura e anche di ignoto, valori che solo la navigazione d’altura sa evocare in maniera immediata e profonda. 

Eppure a fronte di quei pochi marinai che si cimentano in lunghe navigazioni, traversate oceaniche e i più fortunati nei giri del mondo a vela, in realtà la stragrande maggioranza dei velisti pratica soprattutto la navigazione lungo costa. Le ragioni sono soprattutto di opportunità e praticità, considerando le sacche ridotte di tempo libero da dedicare alla propria passione e che spesso si ormeggia la barca lontano dal proprio luogo di residenza.



La navigazione costiera però è anche una scelta consapevole e apprezzata proprio per la possibilità di ammirare dalla barca il paesaggio, le baie, i ridossi, i lunghi tratti di litorale a volte raggiungibili solo via mare e che comunque visti da bordo di un cabinato acquistano un fascino particolare.

E' importante sottolineare che quella lungo costa non è una navigazione “minore”, più facile, più alla portata di tutti rispetto a quella d’altura. Anzi, come sanno bene i marinai esperti, è proprio in prossimità delle coste che la navigazione si fa difficile e impegnativa, dove escono le qualità e le competenze di un equipaggio, dove si mette alla prova l’esperienza dello skipper.



La navigazione lungo costa può tra l’altro essere considerata il vero battesimo dell’aspirante velista che magari ha appena finito un corso base oppure preso la patente nautica. Per veleggiare a ridosso di baie, porti, canali, isolotti e riserve naturali, occorre infatti mettere in pratica tutte le nozioni apprese sui manuali e nelle esercitazioni a bordo: si effettua la navigazione stimata, si prendono rilevamenti, si impara a “leggere” la costa e i suoi punti cospicui, a gestire il meteo e soprattutto a evitare rischi e pericoli, che per un cabinato sono proprio lì, in agguato vicino alla terraferma.



Una delle minacce più insidiose per un’imbarcazione che naviga lungo costa è rappresentata dalle secche, i relitti, i bassi fondali e gli scogli invisibili dalla superficie dell’acqua. A bordo è indispensabile avere sempre una carta nautica dettagliata del tratto di mare coinvolto e anche saperne interpretare al meglio i simboli. In genere le carte segnalano scogli a fior d’acqua o coperti da meno di 2 metri d’acqua, rocce isolate, sommerse o semi sommerse, bassofondi, secche e relitti affondati in parte emergenti o coperti da meno di 18 metri di acqua e così via. Quando la profondità è nota di solito viene indicata da un circolo a pallini con al centro un numero che ne indica i metri.

Utile può essere anche imbarcare un ecoscandaglio che misura la profondità e il profilo dei fondali e che può essere utilizzato in assenza di altri strumenti di posizionamento per seguire le linee batimetriche riportate sulla carta.

Prima di salpare sarebbe bene informarsi su eventuali divieti riguardanti un determinato tratto di mare interessato dalla navigazione programmata. Presso la Capitaneria di Porto si può prendere visione di tutte le ordinanze marittime locali e degli avvisi ai naviganti che riportano zone interdette alla navigazione a causa di regate, esercitazioni militari o lavori di posa di cavi sottomarini. I principali avvisi sono trasmessi anche su Radio Uno tutti i giorni alle ore 05,45 e alla radio Vhf delle stazioni costiere dopo il bollettino Meteomar.

Quando si naviga lungo costa occorre anche rispettare i limiti di navigazione. Le unità da diporto non possono avvicinarsi troppo alla costa per tutelare la salvaguardia dei bagnanti e in ogni litorale l’autorità marittima disciplina questi limiti con provvedimenti specifici detti “ordinanze balneari”. In genere la navigazione a motore ma a volte anche a vela è proibita nelle acque comprese entro la fascia dei 200-300 metri dalla battigia tra le ore 8,30 e le 19,30. All’interno di questa fascia la navigazione è consentita solo alle unità a remi oppure all’interno di appositi corridoi delimitati da boe all’interno dei quali la velocità non può superare i 3 nodi.

In prossimità di spiagge è facile inoltre incrociare la rotta di altre imbarcazioni, natanti, gommoni, windsurf, kitesurf e acquascooter. Occorre dunque aumentare la vigilanza, avere la visuale più ampia possibile e procedere a velocità di sicurezza in modo da manovrare prontamente in caso di necessità. Un pericolo a parte sono i sub. Le imbarcazioni devono navigare ad almeno 100 metri di distanza dalla bandiera di segnalazione di un subacqueo (rossa con striscia diagonale bianca).

Vicino alla costa occorre inoltre fare attenzione alle correnti e alle onde che portano verso terra: l’avvicinamento non voluto a causa di questi elementi può essere estremamente rapido soprattutto navigando a vela e quindi richiede vigilanza attenta ed equipaggio pronto a manovrare.

Ciò che incute infine maggiore apprensione al velista apprendista ma spesso anche allo skipper più esperto è la navigazione notturna sotto costa. Oltre al problema di essere visti dalle altre barche in mare occorre riconoscere chi e cosa incontriamo durante la navigazione. Fondamentale quindi è conoscere le luci di via e i fanali speciali mostrati dalle varie unità. Da ricordare che le luci di navigazione devono essere accese dal tramonto al alba se la visibilità è buona, altrimenti devono essere sempre tenute accese. Infine è importante sapere individuare i fari riconoscendo sia il periodo, ossia la durata dell’intera fase di luci ed eclissi, che le fasi, cioè la durata di ogni singola luce e di ogni eclisse, elementi riportati sulle carte nautiche.

Come si vede quando si naviga lungo costa si mette alla prova la propria perizia e competenza di skipper, a volte anche in maniera più impegnativa rispetto alla navigazione d’altura. Certo è che solo quando si padroneggia l’arte di navigare in prossimità della terraferma si supera la linea d’ombra dell’apprendistato velico e si può essere chiamati marinai.

Buon Vento



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Dott. Massimo Francesco Schina 
Ufficiale di Navigazione del Diporto
Comandante Navi del Diporto
Esperto Velista FIV
Istruttore I Livello Yacht e/o Monotipi a Chiglia FIV

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